28 Lug La filosofia giapponese
Marcello Ghilardi, La filosofia giapponese, Brescia, Morcelliana 2018.
Fin dall’epoca dei primi testi scritti in lingua giapponese, grazie anche all’influsso delle tradizioni di pensiero cinesi e coreane, abbiamo testimonianze di un’esperienza filosofica strutturata e ben argomentata, volta a sondare tematiche quali la specificità della natura umana, la possibilità della coesistenza armonica in società, la comprensione autentica del reale, i fondamenti del vivere etico. Ripercorrere le tappe principali della storia del pensiero giapponese fino all’età contemporanea è un’occasione per poter verificare l’effettiva estensione del significato del termine “Filosofia”, per valutare le peculiarità strutturali di una lingua-pensiero distante da quella europea, e anche per considerare le possibilità e i limiti del confronto interculturale.
Il maestro: “L’illuminazione si può raggiungere, dice, solo percependo il nulla”. Il discepolo chiede ancora al maestro: “Tu dici: Nulla. Ma non è già un qualcosa da percepire?” Il Maestro: “Vi è certamente un percepire, ma il suo oggetto non costituisce un ‘qualcosa’”. Il discepolo: “Se non costituisce un qualcosa, cos’è il percepire?” Il Maestro: “Percepire dove non vi è assolutamente alcun oggetto, quello è il vero percepire”.
(Izutsu Toshihiko, La filosofia del buddhismo Zen)
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